Che cosa è la
dislessia?La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento e i bambini che ne soffrono hanno un’ intelligenza
nella norma o brillante, senza problemi
neuro-sensoriali e non vivono in ambienti
socio-culturali con problemi. Purtroppo è una situazione presente sin
dalla nascita, ma si evidenzia solo all’inizio del percorso scolastico: dopo i
primi due anni della scuola primaria, solitamente, le abilità della lettura e
della scrittura sono acquisite…ma così non è per i bambini dislessici. Inoltre
si presentano una serie di disturbi e problematiche che accompagnano questa
situazione:
*Disturbi nell’organizzazione dello spazio
*Disturbi del linguaggio
*Disturbi nella coordinazione motoria
*Disturbi nell’esecuzione di procedure
*Disturbi nella memoria di lavoro
*Disturbi dell’attenzione e iperattività
*Disturbi del comportamento e della condotta
Dal sito dell’Associazione Italiana Dislessia si hanno molti
elementi interessanti:
innanzitutto l’Associazione ci aiuta a capire come questa si
può affrontare in una prima fase. Infatti quando qualcuno (genitore o
insegnante) sospetta di trovarsi di fronte ad un bambino dislessico è importante
che venga fatta, al più presto, una valutazione diagnostica. La diagnosi deve
essere eseguita da specialisti esperti, mediante specifici test e permette di
capire che cosa sta succedendo ed evitare gli errori più comuni, come
colpevolizzare il bambino ("non impara perché non si impegna") e
l'attribuire la causa a problemi psicologici, errori che determinano sofferenze
e frustrazioni. Il professionista
redigerà un referto scritto indicando il
motivo dell'invio, i test utilizzati e la diagnosi conclusiva. Ottenuta la
diagnosi si possono mettere in atto aiuti specifici, tecniche di riabilitazione
e di compenso, nonché alcuni semplici provvedimenti della modifica della
didattica a favore dei ragazzi dislessici e contenute nelle direttive Ministeriali,
come ad esempio dare di tempi più lunghi
per lo svolgimento di compiti, l'uso della calcolatrice e/o del computer, anche
durante gli esami.
Credo che cosa
fondamentale da ricordare, per tutti è che dislessici hanno un diverso modo di
imparare ma comunque imparano.Spesso i genitori hanno difficoltà a riconoscere
i segnali, perché questo è emotivamente molto difficile da affrontare: a volte
attribuiscono le difficoltà alla scarsa volontà e scarso impegno (“II bambino è
pigro e svogliato”); gli insegnanti possono mostrare disappunto e impazienza
diventando più severi e la famiglia viene coinvolta e sente pesante il problema
dei compiti a casa. Purtroppo a volte vi
sono classi che vivono il bambino dislessico come un vero e proprio problema,
colui che ostacola il normale andamento didattico. Spesso la scuola di fronte a
un bambino con problemi, adduce la causa a pigrizia collegando questo stato a
motivi di carattere familiare con situazioni spesso assurde, irrealistiche e inappropriate
rispetto alle reali dinamiche . Può capitare che alcuni insegnanti assumano un atteggiamento negativo di fronte
all’uso di materiali e strumenti compensativi specie l’uso del computer o altri
strumenti tecnologici (rifiuto del PC in classe, o rifiuto di fare i compiti a
casa con il PC, perché discriminerebbe i compagni) .Le dinamiche all’interno di
una classe sono sempre molto complesse e al team di insegnanti non viene dato
il giusto supporto e aiuto per affrontare anche questo .E quindi molte volte il
bambino dislessico va incontro ad una richiesta cognitiva eccessiva .
Ma quale può essere una richiesta eccessiva per il bambino
dislessico? Bisogna cercare di capirlo per potersi mettere nei suoi panni. Ad esempio leggere o scrivere una parola per un bambino
con memoria a breve termine e fare
analisi fonemica è un compito per lui molto complicato, che appare invece
facile per i compagni.
Fare un compito in cui sia necessario focalizzare l’attenzione
su molti sotto-compiti , richiede proprio quei processi in cui lui non è sufficientemente
automatizzato: lettura di parole lunghe, seguire una lezione alla lavagna,
copiare alla lavagna, prendere appunti ; da qui possono crearsi confusione e
disagio.
Tutto questo diventa
fattore di stress scolastico per il bambino dislessico.
Proviamo a pensare
come potrebbe essere per noi una mancanza ripetuta di soddisfazione:non finire
in tempo, non avere la soddisfazione di far bene, di aver successo di fronte al
compagno, se non di fronte alla classe intera, ricevere un giudizio negativo,
la percezione del biasimo da parte dell’adulto. Da questo vissuto l’Immagine di
sé ne viene altamente compromessa e sono grandi I
fattori di stress scolastico per il bambino dislessico.
Sono quindi
atteggiamenti da cercare di evitare il più possibile: sottoporre il bambino a
molto stress tramite una didattica inappropriata; sottoporre il bambino a molti
fallimenti in un contesto in cui dovrebbe riuscire a trovare gratificazione, ma
che invece risulta umiliante, frustrante; dare giudizi negativi specie sull’essere(non sufficiente, appena
sufficiente, hai sbagliato, non fare il pigro, ti devi impegnare di più, non va
per niente bene);non fare un’analisi attenta degli errori secondo le indicazioni
diagnostiche fatte; sanzionare in termini di più compiti (rifai la scheda nell’intervallo);
mostrare disinteresse per le sue difficoltà e le sue frustrazioni; non dargli
l’ opportunità di mostrare i suoi ambiti di successo; utilizzare in classe
modalità didattiche che favoriscono la competizione, paragoni, giudizio sociale
relativo alle prestazioni scolastiche degli altri; avere un atteggiamento
generale che valuta il bambino in termini di successo o meno a scuola o in una
materia.
Perché dobbiamo avere tutte queste attenzioni? Perché
altrimenti il bambino può andare incontro a degli stati emotivi molto forti,
che portano a comportamenti di evitamento delle situazioni che gli fanno male e
quindi della scuola: ansia, demoralizzazione, sintomi associati o secondari (mal
di testa, mal di pancia), demotivazione, preoccupazione di far male o brutta figura,
senso di incontrollabilità, solitudine, bassa autostima, aggressività,
impulsività. Oggi, per fortuna la ricerca riconosce che i bambini con disturbo
di apprendimento presentano come conseguenza problemi di tipo emotivo ( scarsa
autostima, senso di colpa, problemi di socializzazione).
Il sentirsi fallimentare spinge il bambino ad auto-percepirsi
come inappropriato e inadeguato, provocandogli un’enorme sofferenza che può manifestarsi
dapprima come rabbia, aggressività , ritiro fino all’instaurarsi di veri e
propri stati di ansia e depressione.
Percepirsi inadeguati è una sensazione straziante, che porta
anche a reazioni di rabbia: fallimenti scolastici e frustrazione sarebbero la
causa di comportamenti aggressivi, incrementati dai comportamenti inadeguati di
genitori e insegnanti .La rabbia non sempre rivolta verso chi è responsabile
direttamente ma più spesso verso la famiglia e in particolar modo verso la
mamma. Inoltre bambini con DSA (questa è la sigla dei disturbi specifici
dell’apprendimento, di cui la dislessia fa parte) soffrono di un rifiuto e di
un isolamento sociale legato a uno o più fattori, come i problemi sul piano linguistico/comunicativo,
le difficoltà nell’uso adeguato del linguaggio verbale, le scarse abilità
sociali, la difficoltà a decodificare le informazioni offerte dagli altri, la
possibile goffaggine, ma anche una difficoltà nell’interpretare il linguaggio
corporeo ( che mi dà grandi indicazioni su cosa pensano gli altri).
Tutto questo porta ad
atteggiamento comunicativo passivo, uniformato al concetto di sé alla
percezione che di loro hanno gli altri e all’’evitamento di certe esperienze o
addirittura la fuga (quando non può farlo mette in atto altri comportamenti a seconda dell’età come succhiarsi il pollice,
mordersi le unghie,piangere, ecc..) Purtroppo questi bambini sono molto spesso convinti
di essere poco intelligenti, cioè di possedere scarse capacità di riuscita in
qualsiasi compito e quindi evitano ogni prestazione scolastica in quanto la
loro motivazione è annullata.
Per tutti questi motivi capiamo che insegnanti e genitori
giocano un ruolo determinante nel sostenere in un certo modo il bambino
dislessico .Per riassumere prendiamo spunto nuovamente dall’Associazione
Italiana Dislessia ci dà indicazioni su cosa possono fare i genitori:
- informarsi sul problema
- cercare una appropriata valutazione diagnostica
- discutere del problema con gli insegnanti
- aiutare il bambino nelle attività scolastiche (leggere ad
alta voce)
- utilizzare strumenti alternativi alla pura lettura
(cassette, cd, video, computer)
Cosa possono fare gli insegnanti:
- riconoscere e accogliere realmente la
"diversità";
- parlare alla classe e non nascondere il problema;
- spiegare alla classe le diverse necessità dell'alunno
dislessico e il perché del diverso trattamento;
- collaborare attivamente con i colleghi per garantire
risposte coerenti al problema;
- comunicare con i genitori
Le cose da non fare:
- far leggere il bambino a voce alta
- ridicolizzarlo
- correggere tutti gli errori nei testi scritti
- dare liste di parole da imparare
- farlo copiare dalla lavagna
- farlo ricopiare il lavoro già svolto, perché scorretto o
disordinato
- paragonarlo ad altri