martedì 16 aprile 2024

Pensieri raccolti sulla FOMO, sulla JOMO e sul Minimalismo digitale

 Mannaggia, FOMO? JOMO? Sembrano nomi giapponesi, invece queste simpatiche letterine sono nomi di ansie e sindromi abbastanza importanti e fastidiose.

 Fomo (fear of missing out) è un’espressione inglese che definisce l’ansia relativa alla possibilità che gli altri possano avere delle esperienze piacevoli e gratificanti dalle quali si è assenti. 

È uno stato emotivo esagerato rispetto l avere rimpianti, l' essere indecisi e avere paura di aver preso una scelta sbagliata.

La FOMO nasce dal confronto con gli altri desiderati e popolari: sono i profili social di Influencer, YouTubers e VIPs vari ed eventuali che bombardano lo schermo di giovani e meno giovani quasi quotidianamente. Nonostante la FOMO non sia una patologia ufficialmente riconosciuta, non dev’essere sottovalutata. 


Moltiplicando le occasioni di confronto, i giovanissimi si mettono a paragone su mezzi 100% digitali, finendo per credere alla finzione patinata dello schermo. 


La FOMO, inoltre, si manifesta in ogni momento della giornata, non lascia tregua, quando i profili social di amici e Influencer si riempiono di post e Stories di viaggi, feste e vacanze. E chi, dal canto suo, non ha nient’altro da fare che scorrere con il pollice la bacheca di un social-network finisce per fare esperienza di quella spiacevole paura d’esser tagliato fuori dal mondo. 


Testa china sul cellulare, relazioni offline annullate, alla ricerca di una realtà virtuale che troppo spesso sembra migliore di quella reale, ma che in realtà non lo è. 


La FOMO può  essere però contrastata attraverso con qualche passo ben pensato e programmato :


✔La consapevolezza del presente: chi vive nel timore di perdere qualcosa è come se fosse sempre proiettato nel futuro o nel passato, fa fatica a rimanere nel qui e ora. Gli esercizi di meditazione di mindfulness sono quindi un percorso consigliabile e percorribile per tutte le persone. 


 ✔ ridurre il confronto sociale, l'utilizzo dei social che porta a questo. Programmi di digital detox devono essere personalizzati per essere accettati. 


✔ Imparare ad accettare i sentimenti di solitudine, uno stato d'animo prezioso, che non è per forza qualcosa da cui dobbiamo fuggire o scappare, ma dedicarci del tempo è il primo passo per acquisire una maggiore autonomia. 


Possiamo infine dire che è stata creata una antitesi alla parola FOMO, ovvero la JOMO, (joy of missing out) , la gioia di perdersi qualcosa. 

La chiave per contrastare questo fenomeno in crescita tra i giovani è accettare la realtà per quello che è, vivere il momento senza l’ansia di perdere qualcosa,. La JOMO invita invece a godersi la gioia, senza paura di perdersi qualcosa di meglio.

Ulteriore riflessione:

 Il  nostro benessere psicosociale è inficiato da una mondo digitale troppo invasivo, sarebbe meglio direzionarci verso i digiuno digitale disciplinato, per avere un rapporto più equilibrato con la tecnologia, attraverso alcune domande che ci possiamo fare, soprattutto sul chi e sul come, nel modo in cui ci suggerisce la studiosa Crook.:


• chi costruisce comunità? chi conosce i nomi degli altri. 

• chi spende bene il proprio tempo? chi vive ogni ora di ogni giorno. 

• chi ama sé stesso:? chi abbraccia i propri punti di forza e le proprie debolezze. 

• chi vive per l’oggi? chi assapora le proprie esperienze. 

• chi è grato per ciò che ha? chi non pensa a ciò di cui non ha bisogno. 

• chi abbraccia la propria umanità? chi preferisce provare dolore piuttosto che non provare niente. 

• chi conosce le vere ricchezze? chi dà valore alla connessione umana sopra ogni cosa. 

• chi è coraggioso? chi sceglie l’avventura al posto del rimpianto. 

• chi è generoso? chi dà ai suoi cari tutto il suo cuore e la sua attenzione. 

• chi ha gioia? chi sceglie l’amore al posto della paura. 


Per diversi anni, ho combattuto con il mio carattere sensibile e introverso, facendo le cose che piacevano agli altri, per non sentirmi esclusa. Cene sociali, capodanni, sport, gite, viaggi avventurosi, non penso di essermi mai fatta mancare niente, e senza mai divertirmi veramente.  

Con il minimalismo, il mio adorato minimalismo, ho fatto una scelta molto diversa e più concentrata sulle cose che rendono più ricca di senso la mia vita e che sono: la vita in disparte, la salute, le relazioni che contano, la cultura e il sostegno alle cause in cui credo. 

C’è chi mette il proprio smartphone in una scatola dopo esser tornato da scuola/lavoro, e chi imposta il telefono in modalità Aereo per un paio d’ore al giorno: le alternative per sconfiggere la FOMO sono tante, semplici da attuare e dai risultati (quasi) immediati. 


La verità è che la soluzione sta dietro a due concetti: sostegno e collaborazione. 

La vera risoluzione alla FOMO è il dialogo, affrontare il tema in famiglia e anche tra i banchi di scuola, fare luce su una patologia mentale che, negli ultimi anni, ha impedito a migliaia di adolescenti di affrontare serenamente il proprio iter di sviluppo. Agire tempestivamente permette di limitare i danni e, soprattutto, di tenere a bada quella dannosissima dipendenza da tap e click che colpisce tanto gli adulti, quanto i ragazzi più fragili.


Il mondo della scuola si cimenta da diverso tempo a tagliare la connessione tra le persone online, favorendo i rapporti sociali. Iniziative e manifestazioni sono all’ordine del giorno per sensibilizzare studenti e genitori su una tematica tanto attuale quanto spaventosa. 


Ne 2019 è stato il turno di UNICEF, con il progetto NEXTGEN Unicef, che ha messo un forte accento sul tema, parlandone in maniera globale. 


E il ruolo della scuola? La scuola ha un compito delicato, quello di cercare l’equilibrio fondamentale per favorire a bambini ed adolescenti un rapporto sano con la tecnologia. 


Se da un lato l’abuso è considerato patologico, dall’altro non è possibile oggi demonizzare l’innovazione tecnologica, parte sempre più integrante della vita privata e professionale dell’umanità. 


Lo scopo della scuola, quindi, è coinvolgere gli studenti in attività che promuovono un utilizzo virtuoso della tecnologia, dei social e dei supporti innovativi. 


In sostanza, la digitalizzazione non va combattuta per fronteggiare patologie come la FOMO, ma il vero lavoro deve essere l’educazione all’utilizzo della stessa. 

Bella sfida, iniziando ognuno dalla propria quotidianità. 


giovedì 15 luglio 2021

LO PSICOLOGO E IL LUTTO

Lo psicologo aiuta la persona a mettere in atto il rituale di separazione che spesso è stato saltato: ad esempio andare al cimitero, scrivere una lettera al proprio caro che non c’è più, dicendo tutto ciò che non è stato detto prima, o anche per liberarsi da giuramenti o promesse che sono state fatte e che vanno sciolte.

La persona viene aiutata a esprimere tutte le emozioni, i pensieri, i sentimenti che prova.

Il professionista invita il paziente a lasciar andare la persona amata con un ringraziamento per tutti i momenti vissuti insieme e per trasformare la tristezza in gratitudine.

Infine, si porta la persona a riscoprire la propria forza interiore, le proprie risorse e nuove motivazioni per continuare a vivere.

Tuttavia, è bene ricordare che la reazione al lutto è personale ed è influenzata sia dalla propria personalità, sia dalle circostanze che hanno portato alla morte. Infatti, un conto è accettare una morte naturale per vecchiaia, un altro è confrontarsi con il dolore per la morte improvvisa di un coniuge troppo giovane, di un figlio, o una morte per omicidio o un suicidio. Inoltre, è determinante la rete di relazioni e di aiuto che si ha a disposizione nel contesto familiare, amicale e sociale.


Se manca una rete di supporto sarà più facile cadere nella trappola della solitudine, della rassegnazione, della depressione che condurranno ad un lutto irrisolto.

venerdì 12 febbraio 2021

Nuove scoperte sulle cause di demenza.

Le demenze considerate incurabili prima, ora potrebbero essere gestite cambiando lo stile di vita.

Alcuni tipi e alcune cause di demenza sono in realtà il risultato di tanti piccoli colpi, inosservati, ai danni del cervello nel corso del tempo, questo è ciò che i ricercatori del Centro di Neuroscienze di Krembil a Toronto, hanno scoperto.


Ciò suggerisce che possibili cause di demenza possono essere curabili – probabilmente attraverso i cambiamenti dello stile di vita.


Le scansioni del cervello relativamente frequenti hanno rivelato delle piccole macchie tramite risonanza magnetica, che sono caratteristiche di piccoli colpi.


Le conseguenze di queste cause di demenza non erano state notate prima poiché gli studi precedenti avevano scansionato il cervello a intervalli più lunghi – in genere ogni anno.


Le macchie possono anche non produrre alcun sintomo, ma, nel tempo, si pensa che le lesioni possano formare aree nella materia bianca in cui la demenza si può sviluppare.


Circa il 50% degli individui più anziani hanno questo tipo di lesioni della sostanza bianca del cervello, anche se per molti sono innocue.


Per alcuni pazienti, tuttavia, la malattia può progredire fino a quando i sintomi diventano gravi.


Il dottor Daniel Mandell, che ha condotto lo studio, ha detto:


“Siamo rimasti sorpresi.I risultati suggeriscono che piccoli colpi silenziosi sono probabilmente molto più comuni di quanto i medici in precedenza avessero notato, e questi colpi sono probabilmente una delle cause della malattia della sostanza bianca legata all’età, che può portare a demenza. “


Esistono trattamenti per demenze degenerative, in quanto queste spesso sono demenze vascolari che è possibile fermare o almeno rallentare.


“Non sappiamo ancora se questi piccoli colpi rappresentino solo una parte o la maggior parte delle malattie della sostanza bianca osservate nei pazienti più anziani.


Ma là dove le cause di demenza rilevate, grazie al brain imaging, siano imputabili ai micro colpi, il trattamento dei pazienti da parte dei medici dovrebbe iniziare immediatamente,in modo aggressivo, sopratutto nelle persone che presentano fattori alti di rischio ictus, pressione alta, diabete, colesterolo alto, fumo di sigarette e mancanza di esercizio fisico. Questo perché così facendo si possono evitare ulteriori microtraumi e ridurre lo sviluppo del deterioramento e del declino cognitivo nel tempo “.


martedì 25 agosto 2020

Da cosa nasce l'attrazione sessuale.

 

Oggi parleremo di un tema di cui forse si parla molto poco: l’attrazione sessuale. Chi non l’hai mai provata? Chi non ha mai sentito addosso quest’energia positiva?

L’attrazione sessuale sembra essere la base per poter intraprendere un rapporto che possa dirsi “completo”: non possiamo intraprendere un rapporto se manca questo ingrediente fondamentale. Ma cos’è esattamente? Da dove nasce?

Cos’è l’attrazione sessuale

Con attrazione intendiamo quella forza di attrarre e di essere trasportati da qualcuno che non dipende solo dalla bellezza, poiché vi sono diversi fattori che possono rendere irresistibile una persona ai nostri occhi. L’attrazione sessuale, nello specifico, è quella forma di desiderio che si prova nei confronti di un’altra persona, caratterizzato da un coinvolgimento fisico: in un certo senso ci si sente così attratti dall’altra persona, tanto che si vorrebbe avere un rapporto sessuale con lei.

Da cosa nasce l’attrazione sessuale?

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Scientific Reports”, l’attrazione sessuale è il risultato dell’interazione tra geni e ambiente.

Sicuramente l’attrazione sessuale nasce grazie alla seduzione ed alla nostra fantasia: è grazie la nostra immaginazione che riusciamo a fare ciò che nella vita di tutti i giorni non faremmo, d’altronde; purtroppo, però, nella società odierna la fantasia è sempre più messa da parte: siamo sempre concentrati così tanto sul lavoro e sulla nostra realizzazione personale, che abbiamo messo in secondo piano la parte fondamentale di un rapporto, quella legata all’eros ed all’attrazione sessuale.

Non c’è più il desiderio di intimità, c’è solo la voglia di oggetti e superficialità.

Ma come nasce l’attrazione sessuale e cosa possiamo fare per riaccendere la fiamma dell’attrazione, quando ormai spenta?

Diciamo che nella maggior parte dei casi la capacità di attrarre è un’abilità che si possiede, ma esistono dei tratti fisici che possono comunque essere “sfruttati” se si vuole attrarre qualcuno: d’altronde, come tutti sappiamo, anche l’occhio vuole la sua parte, per questo è importante la prima impressione.

Pensate che il cervello dell’uomo è in grado, in pochissimi secondi, di elaborare quelli che sono i tratti fisici di una persona e attribuire così un giudizio. Cosa notiamo subito, senza nemmeno rendercene conto? Sicuramente i capelli, i vestiti, la carnagione.

Ora avete capito perché spesso si dice amore a prima vista? Ma cerchiamo di capire bene il ruolo che ogni parte del corpo ricopre  se si parla di attrazione sessuale.

l ruolo dei capelli e della pelle

Come abbiamo detto prima, tra le primissime cose che notiamo di una persona ci sono i capelli, il modo in cui sono acconciati, il colore, la piega: tutto questo non può non influenzare il nostro giudizio; vedere dei capelli ben curati sicuramente è molto più attraente che avere di fronte una chioma non curata. Anche l’odore della pelle è un fattore importante per sedurre: se abbiamo un odore non proprio gradevole, difficilmente riusciremo a sedurre.


La pelle, se vogliamo, è un ottimo canale di comunicazione, il primo forse e, se ci pensate, affinché si possa instaurare un contatto fisico e psicologico, è necessario una sensazione tattile.

Volti simmetrici

Per quanto riguarda il volto, sicuramente quelli simmetrici attraggono maggiormente. Inoltre, bisogna tenere in considerazione  che anche un viso curato ed una pelle splendente sono degli ottimi biglietti da visita.

Iride

Ci avreste mai pensato? Spesso ad attrarre una persona non è tanto il colore degli occhi, ma il cerchio scuro intorno all’iride: più intenso è, più avremo probabilità di attrarre.

Vestiti

Importante anche  il vestito ed il modo in cui lo si porta: possiamo attrarre qualcuno anche attraverso l’abito, il modo in cui scende, il modo in cui lo portiamo. Per quanto riguarda il colore,  gli esperti dicono che gli uomini sono più attratti dal colore rosso e nero.

Qualcuno di voi a questo punto si starà chiedendo: siamo attratti da ciò che è bello?

Bellezza e attrazione

Diciamo che rispondere a questa domanda  non è così scontato, poiché come tutti noi ben sappiamo, non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace: questo significa che, spesso, possono risultare attraenti ai nostri occhi persone non perfette fisicamente, ma che per un motivo o per un altro destano la nostra attenzione. Pensiamo al modo di fare, al modo di gesticolare o anche al modo di parlare: la voce è, per antonomasia, un organo erotico.


Quante volte siamo rimasti affascinati dal modo di parlare di qualcuno o dalla sua voce?


La voce insomma è in grado di accendere il desiderio sessuale.


Queste, come abbiamo visto, non sono caratteristiche fisiche, ma possono ugualmente rendere una donna o un uomo davvero irresistibile, fino a far scattare una vera e propria attrazione sessuale.


venerdì 1 settembre 2017

MINDFULNESS DI COPPIA..UNA SEMPLICE SOLUZIONE..

NON è FACILE VIVERE IN COPPIA…

iniziamo con questo assunto che sembrerà ad alcuni generalizzante ad altri negativo. 

No, è un dato di fatto, una situazione in cui ci troviamo tutti, sia che stiamo parlando di una coppia affettiva ( marito e moglie, fidanzati, amanti), sia che la coppia si composta da un genitore e un figlio, che da amici.




La psicoterapia è fondamentale quando ci sono dei problemi da risolvere per trovare un nuovo modo sano di relazionarsi ( o lasciarsi, in alcuni casi), e questa può essere accompagnata da esercizi di mind-fulness, che aiutano il lavoro stesso, rendendolo più semplice e duraturo.

Altre volte la mindfulness può essere utilizzata da sola per saldare legami già forti o ritrovare entusiasmo e progettualità che con l’andare del tempo, e magari, dopo un momento di stanchezza, 
possono essersi un po’ ingrigiti.

Meditare sull’Amore, infatti è una modalità dedicata a chiunque voglia scoprire come applicare la mindfulness nell’ambito dell’amore e delle relazioni.

Attraverso esercizi di meditazione, riflessioni guidate, condivisioni di coppia e di gruppo e indicazioni per la vita quotidiana, si ESPLORA  e si COLTIVA.

Queste sono due AZIONI_OBIETTIVI fondamentali per ogni relazione, compresa quella con noi stessi.

L’Amore preso in considerazione per primo è quello verso noi stessi come base per entrare in una relazione  con gli altri allo stesso modo, in tutte le forme in cui  può manifestarsi.

L’Amore verso gli altri, il secondo, è una via privilegiata per avere una vita che sia sempre piena di affetto indipendentemente dalla fase che stiamo attraversando nella coppia o con noi stessi.

La possibilità di amare e  rilassarci, lasciando andare il dolore delle aspettative che proiettiamo sull’altro e aprendoci invece alla possibilità di fluire insieme in uno spazio condiviso è un obiettivo fondamentale in tutte le relazioni della nostra vita.

Inoltre impariamo la possibilità di accogliere il disagio che  si crea nelle relazioni, non come qualcosa da cambiare o riparare a tutti i costi, ma come un’opportunità. Grazie a questo io posso allenare la mia curiosità e per cogliere informazioni preziose per il nostro percorso di coppia.

Un altro obiettivo fondamentale è quello di imparare a distinguere fra le relazioni che fanno bene a noi e agli altri, autentiche, naturali e che ci fanno crescere, e quelle che invece è meglio e sano iniziare a lasciare un po’ andare



VANO ATTACCAMENTO

Tutto è impermanente

perché questa è la natura della vita, ma noi facciamo fatica, psicologicamente, a lasciar andare e lottiamo (come fosse una cosa pericolosa), ogni giorno col CAMBIAMENTO. E un giorno, troviamo al nostro fianco qualcuno che non riconosciamo. Quello/a di cui ci eravamo innamorati un tempo,  l'abbiamo perso strada facendo.

QUESTO PRENDERSI CURA, attraverso la mindfulness delle nostre relazioni non ci rende freddi e spietati di fronte all’idea di amore romantico e “per sempre”, ma anzi, ci chiede di impegnarci a tutelarlo, smettendo di dare per scontato chi ci sta accanto. 

Stare nel momento presente significa anche rendersi conto di come ci poniamo nei confronti dell'altrui presenza, del perché, ad esempio,ci troviamo a dover piangere o richiedere presenze che non ci sono.


“Quando siete vicini, dove sei realmente? Il corpo è lì, ma la tua mente?” Thich Nhat Hanh, grande Maestro di Mindfulness.

lunedì 28 novembre 2016

VITTIMA? MA DI CHI?


Quando ci si accorge di essere vittime di violenza psicologica, specialmente se sistematica nel tempo, la vittima deve al più presto chiedere aiuto senza alcuna indecisione e affidandosi a specialisti il più competenti possibili.

 Non pochi i casi in cui il magistrato ha individuato, inoltre, il danno sistematico all'equilibrio psicoaffettivo della vittima da parte del carnefice uso a "negare fatti, eventi e cose dette" al punto da determinare un danno psichico-esistenziale a colei che la subisce.

Una cosa fondamentale che la donna deve fare è capire con chi ha a che fare e quanto questo può essere pericoloso…

I menzogneri patologici la prima cosa che fanno per poter ‘esercitare’ con maggior astuzia è quella di affermarsi  sostenitori assoluti della sincerità e dei suoi valori. Si tratta di persone severamente squilibrate, pure se appaiono normali in superficie, e il loro disturbo può provocare gravissime conseguenze a chi è loro vicino.

 Sono persone affette da DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’ le quali non hanno piena coscienza della loro malattia e credono che mentire sia giusto al fine di salvaguardare il proprio ego ed ottenere benefici, fino al punto di danneggiare gravemente gli altri con comportamenti malvagiamente manipolatori, mendaci ed ipocriti. Mentono con una capacità attoriale , tanto da presentarsi sinceri al più attento osservatore.
 Nella scala dei disturbi psichiatrici i narcisisti-bugiardi giungono poco prima degli psicopatici, ovvero dei serial killer, o comunque di quelle persone disturbate che oltre a mentire e a praticare violenza morale senza alcuna pietà, commettono anche atti di massima crudelta’ fisica. I bugiardi patologici narcisisti non arrivano a ciò, ma con la loro violenza morale  colma di atteggiamenti e comportamenti falsi, possono – senza farsi il minimo scrupolo – generare grandissime sofferenze nelle loro vittime e in alcuni casi possono giungere ad istigare al suicidio.

Esiste un tipo di violenza che non è visibile sulla superficie corporea, a livello cutaneo cioè, ma è ugualmente devastante al punto che può uccidere quanto l'eliminazione fisica diretta. E' un tipo di brutalità che viene perpetrata a mo' di stillicidio, spazzando via l'esistenza ( o provandoci ) ed in genere le vittime sono donne. Il soggetto violento potrebbe incominciare dapprima utilizzando modalità comunicative atte ad isolare la sua vittima, spesso infamandola, fino quindi ad umiliarla con grave danno sotto molteplici aspetti, non ultimo quello inerente alle proiezioni sociali. Lo scopo è quello di condizionarla, confonderla. Questo avviene di solito con l'interruzione e l'impedimento di informazioni reali e la pericolosa somministrazione di notizie false, il che serve a ridurre la vittima in uno stato di impotenza.

 Queste persone tentano di indurre anche, più o meno maldestramente, la donna a credersi "pazza", tentando sempre più tirannicamente di isolarla, al fine di farla comunicare  il meno possibile le aberrazioni subite. Questo tipo di soggetto violento, in genere per patologia psichica mai curata, arriva ad usare pretesti, fatti interamente inesistenti, per colpevolizzare la sua vittima in privato e in pubblico, provando a farle quella che si circoscrive "terra bruciata". Cerca però, vilmente, di non essere solo nel suo operato, e per far questo, reperisce qualche personaggio a lui simile e con cui far “branco”.

Il violento agisce rifiutando qualunque tipo di dialogo realistico circa le menzogne che prepotentemente pretende lei creda. Se ciò non avviene, se la vittima mantiene tenacemente la propria lucidità, il soggetto passa a toni  sarcastici, deride, disprezza, mortifica, squalifica e, ancora una volta, isola. La perseguitata indebolita comincia a sentirsi confusa, non mette più del tutto in dubbio quello che vede e sente.
Ma se lo fa subisce l'ultima fase, quella intimidatoria e delle vendette. Se caratterialmente determinata, la donna potrebbe però continuare a difendersi cercando di convincere il delinquente,  che ciò che lui le fa non è giusto, che ciò che, in modo molesto, afferma è falso. Tenta di far chiarezza ancorandosi alla razionalità. Cerca tenacemente, e spesso trova, tutte le prove della realtà dei fatti, annientandosi con inevitabile stress e logorìo della propria salute, mentre irrita ancor di più il suo carnefice.

La violenza psicologica erode e calpesta la dignità della persona. È composta di un insieme di comportamenti messi in atto al fine, conscio o inconscio,  d'indebolire figlie compagne sorelle, donne che solitamente manifestano fin da subito qualità umane di cui il personaggio dannoso, di solito un familiare, si vede sprovvisto. Questo tipo di tormenti si svolge nel tempo, nell'arco di intere esistenze violate, e raramente culmina con l'eliminazione fisica, essendoci comunque una relazione di dipendenza. E' purtroppo la donna stessa, invece, che si ammala di depressione, arrivando in alcuni casi al suicidio o diventa insicura, dubbiosa di sé, convinta alla fine della ragione e della bontà di chi le sta invece infliggendo molestie ed abusi psicologici con costanza criminale.

DONNE

Un’esca facile:




innumerevoli donne messe a morte,
imbracate, annegate, bruciate,
abbandonate nei più marci terreni.

E non finisce.

Donne ormai lontane dai
rosati infanti che furono,
che sono quelle ombre d’uomo
temute, impronunciabili.


Poesia di Mariella Bettarini



martedì 6 settembre 2016

CHE COSA è IL...BUSINESS PLAN? PER IL TUO LAVORO O PER UN NUOVO PROGETTO.

Il business plan è un importante strumento di pianificazione economica e finanziaria fondamentale in fase

Esso inoltre costituisce un importante riferimento a livello di gestione del proprio lavoro per definire il raggiungimento degli obiettivi economici (o dello specifico progetto).

Il business plan non ha una struttura specifica fissa, ma si adatta a seconda del fine per il quale viene redatto.

Esso generalmente è composto da una parte economica, che verrà utilizzata come punto di partenza e di arrivo, un lavoro utile  e profondo su se stessi, sulle proprie caratteristiche psicologiche, i propri limiti e le proprie risorse e il loro utilizzo per affrontare al meglio l’anno lavorativo.

Segue uno studio psicologico e comunicativo nei confronti dei “concorrenti” e dei clienti.

Scopo di tutto questo è “non navigare a vista”, situazione in cui si trovano spesso i giovani liberi professionisti, ma anche quelli più “maturi” e avere un piano d’azione non comune agli altri professionisti, ma cucito su misura per se stessi, in modo da ottenere il meglio nel meno tempo possibile.



Per informazioni su prezzi e modalità potete rivolgervi direttamente alla dottoressa Gagliardi
338.6604351