lunedì 31 marzo 2025

Gli anziani depressi

 L'invecchiamento, una fase della vita segnata da cambiamenti significativi, può portare con sé sfide emotive, tra cui la depressione. Questo disturbo, spesso sottovalutato negli anziani, può avere un impatto profondo sulla loro qualità di vita.


 Fattori di rischio


Diversi fattori possono contribuire alla depressione negli anziani:


Cambiamenti fisici: 

Malattie croniche, dolore e disabilità possono limitare l'indipendenza e l'autonomia.

Perdite:

 La morte del coniuge, di amici o familiari può generare un senso di vuoto e solitudine.

Isolamento sociale:

 La diminuzione dei contatti sociali e la mancanza di supporto possono favorire la depressione.

Fattori psicologici:  Una storia di depressione, eventi stressanti o difficoltà nel gestire i cambiamenti possono aumentare il rischio.


 Sintomi


La depressione negli anziani può manifestarsi in modo diverso rispetto ai giovani. I sintomi possono includere:


* Tristezza persistente o sensazione di vuoto.

* Perdita di interesse o piacere nelle attività.

* Disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia).

* Affaticamento e mancanza di energia.

* Cambiamenti nell'appetito e nel peso.

* Difficoltà di concentrazione e memoria.

* Dolori fisici inspiegabili.

* Sentimenti di inutilità o colpa.

* Pensieri di morte o suicidio.


## Diagnosi e trattamento


La diagnosi precoce è fondamentale per un trattamento efficace. È importante rivolgersi a un medico o a uno psicologo se si sospetta una depressione. Il trattamento può includere la psicoterapia analitico transazionale, che aiura la persona a comprendere il proprio dialogo interno e il suo modo di relazionarsi.



## Consigli utili


Ecco alcuni consigli utili per gli anziani e per chi si prende cura di loro:


* Mantenere uno stile di vita attivo: L'esercizio fisico regolare e una dieta sana possono migliorare l'umore.

* Coltivare relazioni sociali: Mantenere i contatti con amici e familiari e partecipare ad attività di gruppo.

* Esprimere le proprie emozioni: Parlare con qualcuno di fiducia o scrivere un diario può aiutare a elaborare i sentimenti.

* Cercare aiuto professionale: Non esitare a chiedere aiuto a un medico o a uno psicologo.


La depressione negli anziani è un problema serio, ma trattabile. Con il giusto supporto, è possibile migliorare la qualità di vita e ritrovare il benessere emotivo.

giovedì 27 febbraio 2025

La Depressione Postpartum e l’Analisi Transazionale: Una Prospettiva Psicologica


La depressione postpartum (DPP) è una condizione psicologica che colpisce molte donne nei mesi successivi al parto. Si manifesta con sintomi quali tristezza persistente, senso di inadeguatezza, difficoltà nel legame con il neonato e perdita di interesse nelle attività quotidiane. L’Analisi Transazionale (AT), sviluppata da Eric Berne negli anni ’50, offre un modello utile per comprendere e affrontare questa complessa esperienza emotiva, esplorando le dinamiche interne e relazionali che contribuiscono al disagio.


L’Analisi Transazionale: I tre Stati dell’Io e la DPP


L’AT si basa sull’idea che la personalità sia suddivisa in tre stati dell’Io:


1. Genitore (normativo e affettuoso): rappresenta l’introiezione delle regole e dei modelli comportamentali appresi durante l’infanzia.



2. Adulto: è il centro della razionalità e della valutazione obiettiva della realtà.



3. Bambino (adattato e libero): racchiude emozioni, bisogni e vissuti dell’infanzia.




Durante il periodo postpartum, i conflitti tra questi stati dell’Io possono amplificarsi. Ad esempio:


Il Genitore Critico può emergere sotto forma di giudizi severi verso sé stesse (“Non sei una brava madre”).


Il Bambino Adattato potrebbe sentirsi sopraffatto da sentimenti di abbandono, derivanti da bisogni emotivi insoddisfatti o riattivati dalla maternità.


L’Adulto, spesso sopraffatto dallo stress e dalla mancanza di sonno, può perdere temporaneamente la sua capacità di elaborare la situazione con equilibrio.



Copioni di Vita e Depressione Postpartum


L’AT suggerisce che ogni individuo sviluppa un copione di vita, ovvero un piano inconscio strutturato durante l’infanzia, basato sulle interazioni con i genitori e sulle decisioni precoci. Nel contesto del postpartum, alcune donne possono attivare copioni disfunzionali, come:


“Devo essere perfetta per essere amata”: questa convinzione può portare a uno stress eccessivo, amplificando il senso di fallimento.


“Non sono abbastanza”: un copione comune che intensifica il senso di inadeguatezza come madre.



Contratti di Cambiamento e Strategie Terapeutiche


L’Analisi Transazionale propone interventi mirati per aiutare le donne con depressione postpartum a riconoscere e ristrutturare i propri schemi disfunzionali. Tra le strategie più efficaci troviamo:


Consapevolezza degli Stati dell’Io: attraverso il dialogo terapeutico, la paziente viene guidata a identificare quale stato dell’Io domina in momenti specifici e come gestire il conflitto interno.


Ristrutturazione del Copione di Vita: lavorare sui messaggi genitoriali interiorizzati e sulle decisioni precoci per modificare le convinzioni auto-limitanti.


Sviluppo dell’Adulto Funzionale: rafforzare la capacità di valutare la situazione con lucidità, accettando imperfezioni e limiti.



Il Ruolo delle Relazioni nella Guarigione


Un altro aspetto chiave dell’AT è l’enfasi sulle transazioni interpersonali. La relazione madre-bambino, così come il supporto del partner e della rete sociale, gioca un ruolo cruciale nel percorso di guarigione. L’AT aiuta le madri a:


Identificare transazioni disfunzionali, come richieste eccessive o giudizi impliciti provenienti dall’ambiente.


Favorire transazioni nutrienti, valorizzando scambi positivi e incoraggianti con le persone vicine.



Conclusioni


La depressione postpartum è una sfida complessa che coinvolge dinamiche profonde a livello intrapsichico e relazionale. L’Analisi Transazionale offre strumenti preziosi per comprendere e affrontare questa condizione, aiutando le donne a riscoprire il proprio equilibrio e a costruire una relazione sana e amorevole con sé stesse e con il proprio bambino.


Un percorso terapeutico basato sull’AT può rappresentare una strada efficace per accompagnare le madri nel processo di cambiamento e crescita personale, trasformando il postpartum in un’opportunità di scoperta e risanamento.


martedì 16 aprile 2024

Pensieri raccolti sulla FOMO, sulla JOMO e sul Minimalismo digitale

 Mannaggia, FOMO? JOMO? Sembrano nomi giapponesi, invece queste simpatiche letterine sono nomi di ansie e sindromi abbastanza importanti e fastidiose.

 Fomo (fear of missing out) è un’espressione inglese che definisce l’ansia relativa alla possibilità che gli altri possano avere delle esperienze piacevoli e gratificanti dalle quali si è assenti. 

È uno stato emotivo esagerato rispetto l avere rimpianti, l' essere indecisi e avere paura di aver preso una scelta sbagliata.

La FOMO nasce dal confronto con gli altri desiderati e popolari: sono i profili social di Influencer, YouTubers e VIPs vari ed eventuali che bombardano lo schermo di giovani e meno giovani quasi quotidianamente. Nonostante la FOMO non sia una patologia ufficialmente riconosciuta, non dev’essere sottovalutata. 


Moltiplicando le occasioni di confronto, i giovanissimi si mettono a paragone su mezzi 100% digitali, finendo per credere alla finzione patinata dello schermo. 


La FOMO, inoltre, si manifesta in ogni momento della giornata, non lascia tregua, quando i profili social di amici e Influencer si riempiono di post e Stories di viaggi, feste e vacanze. E chi, dal canto suo, non ha nient’altro da fare che scorrere con il pollice la bacheca di un social-network finisce per fare esperienza di quella spiacevole paura d’esser tagliato fuori dal mondo. 


Testa china sul cellulare, relazioni offline annullate, alla ricerca di una realtà virtuale che troppo spesso sembra migliore di quella reale, ma che in realtà non lo è. 


La FOMO può  essere però contrastata attraverso con qualche passo ben pensato e programmato :


✔La consapevolezza del presente: chi vive nel timore di perdere qualcosa è come se fosse sempre proiettato nel futuro o nel passato, fa fatica a rimanere nel qui e ora. Gli esercizi di meditazione di mindfulness sono quindi un percorso consigliabile e percorribile per tutte le persone. 


 ✔ ridurre il confronto sociale, l'utilizzo dei social che porta a questo. Programmi di digital detox devono essere personalizzati per essere accettati. 


✔ Imparare ad accettare i sentimenti di solitudine, uno stato d'animo prezioso, che non è per forza qualcosa da cui dobbiamo fuggire o scappare, ma dedicarci del tempo è il primo passo per acquisire una maggiore autonomia. 


Possiamo infine dire che è stata creata una antitesi alla parola FOMO, ovvero la JOMO, (joy of missing out) , la gioia di perdersi qualcosa. 

La chiave per contrastare questo fenomeno in crescita tra i giovani è accettare la realtà per quello che è, vivere il momento senza l’ansia di perdere qualcosa,. La JOMO invita invece a godersi la gioia, senza paura di perdersi qualcosa di meglio.

Ulteriore riflessione:

 Il  nostro benessere psicosociale è inficiato da una mondo digitale troppo invasivo, sarebbe meglio direzionarci verso i digiuno digitale disciplinato, per avere un rapporto più equilibrato con la tecnologia, attraverso alcune domande che ci possiamo fare, soprattutto sul chi e sul come, nel modo in cui ci suggerisce la studiosa Crook.:


• chi costruisce comunità? chi conosce i nomi degli altri. 

• chi spende bene il proprio tempo? chi vive ogni ora di ogni giorno. 

• chi ama sé stesso:? chi abbraccia i propri punti di forza e le proprie debolezze. 

• chi vive per l’oggi? chi assapora le proprie esperienze. 

• chi è grato per ciò che ha? chi non pensa a ciò di cui non ha bisogno. 

• chi abbraccia la propria umanità? chi preferisce provare dolore piuttosto che non provare niente. 

• chi conosce le vere ricchezze? chi dà valore alla connessione umana sopra ogni cosa. 

• chi è coraggioso? chi sceglie l’avventura al posto del rimpianto. 

• chi è generoso? chi dà ai suoi cari tutto il suo cuore e la sua attenzione. 

• chi ha gioia? chi sceglie l’amore al posto della paura. 


Per diversi anni, ho combattuto con il mio carattere sensibile e introverso, facendo le cose che piacevano agli altri, per non sentirmi esclusa. Cene sociali, capodanni, sport, gite, viaggi avventurosi, non penso di essermi mai fatta mancare niente, e senza mai divertirmi veramente.  

Con il minimalismo, il mio adorato minimalismo, ho fatto una scelta molto diversa e più concentrata sulle cose che rendono più ricca di senso la mia vita e che sono: la vita in disparte, la salute, le relazioni che contano, la cultura e il sostegno alle cause in cui credo. 

C’è chi mette il proprio smartphone in una scatola dopo esser tornato da scuola/lavoro, e chi imposta il telefono in modalità Aereo per un paio d’ore al giorno: le alternative per sconfiggere la FOMO sono tante, semplici da attuare e dai risultati (quasi) immediati. 


La verità è che la soluzione sta dietro a due concetti: sostegno e collaborazione. 

La vera risoluzione alla FOMO è il dialogo, affrontare il tema in famiglia e anche tra i banchi di scuola, fare luce su una patologia mentale che, negli ultimi anni, ha impedito a migliaia di adolescenti di affrontare serenamente il proprio iter di sviluppo. Agire tempestivamente permette di limitare i danni e, soprattutto, di tenere a bada quella dannosissima dipendenza da tap e click che colpisce tanto gli adulti, quanto i ragazzi più fragili.


Il mondo della scuola si cimenta da diverso tempo a tagliare la connessione tra le persone online, favorendo i rapporti sociali. Iniziative e manifestazioni sono all’ordine del giorno per sensibilizzare studenti e genitori su una tematica tanto attuale quanto spaventosa. 


Ne 2019 è stato il turno di UNICEF, con il progetto NEXTGEN Unicef, che ha messo un forte accento sul tema, parlandone in maniera globale. 


E il ruolo della scuola? La scuola ha un compito delicato, quello di cercare l’equilibrio fondamentale per favorire a bambini ed adolescenti un rapporto sano con la tecnologia. 


Se da un lato l’abuso è considerato patologico, dall’altro non è possibile oggi demonizzare l’innovazione tecnologica, parte sempre più integrante della vita privata e professionale dell’umanità. 


Lo scopo della scuola, quindi, è coinvolgere gli studenti in attività che promuovono un utilizzo virtuoso della tecnologia, dei social e dei supporti innovativi. 


In sostanza, la digitalizzazione non va combattuta per fronteggiare patologie come la FOMO, ma il vero lavoro deve essere l’educazione all’utilizzo della stessa. 

Bella sfida, iniziando ognuno dalla propria quotidianità. 


giovedì 15 luglio 2021

LO PSICOLOGO E IL LUTTO

Lo psicologo aiuta la persona a mettere in atto il rituale di separazione che spesso è stato saltato: ad esempio andare al cimitero, scrivere una lettera al proprio caro che non c’è più, dicendo tutto ciò che non è stato detto prima, o anche per liberarsi da giuramenti o promesse che sono state fatte e che vanno sciolte.

La persona viene aiutata a esprimere tutte le emozioni, i pensieri, i sentimenti che prova.

Il professionista invita il paziente a lasciar andare la persona amata con un ringraziamento per tutti i momenti vissuti insieme e per trasformare la tristezza in gratitudine.

Infine, si porta la persona a riscoprire la propria forza interiore, le proprie risorse e nuove motivazioni per continuare a vivere.

Tuttavia, è bene ricordare che la reazione al lutto è personale ed è influenzata sia dalla propria personalità, sia dalle circostanze che hanno portato alla morte. Infatti, un conto è accettare una morte naturale per vecchiaia, un altro è confrontarsi con il dolore per la morte improvvisa di un coniuge troppo giovane, di un figlio, o una morte per omicidio o un suicidio. Inoltre, è determinante la rete di relazioni e di aiuto che si ha a disposizione nel contesto familiare, amicale e sociale.


Se manca una rete di supporto sarà più facile cadere nella trappola della solitudine, della rassegnazione, della depressione che condurranno ad un lutto irrisolto.

venerdì 12 febbraio 2021

Nuove scoperte sulle cause di demenza.

Le demenze considerate incurabili prima, ora potrebbero essere gestite cambiando lo stile di vita.

Alcuni tipi e alcune cause di demenza sono in realtà il risultato di tanti piccoli colpi, inosservati, ai danni del cervello nel corso del tempo, questo è ciò che i ricercatori del Centro di Neuroscienze di Krembil a Toronto, hanno scoperto.


Ciò suggerisce che possibili cause di demenza possono essere curabili – probabilmente attraverso i cambiamenti dello stile di vita.


Le scansioni del cervello relativamente frequenti hanno rivelato delle piccole macchie tramite risonanza magnetica, che sono caratteristiche di piccoli colpi.


Le conseguenze di queste cause di demenza non erano state notate prima poiché gli studi precedenti avevano scansionato il cervello a intervalli più lunghi – in genere ogni anno.


Le macchie possono anche non produrre alcun sintomo, ma, nel tempo, si pensa che le lesioni possano formare aree nella materia bianca in cui la demenza si può sviluppare.


Circa il 50% degli individui più anziani hanno questo tipo di lesioni della sostanza bianca del cervello, anche se per molti sono innocue.


Per alcuni pazienti, tuttavia, la malattia può progredire fino a quando i sintomi diventano gravi.


Il dottor Daniel Mandell, che ha condotto lo studio, ha detto:


“Siamo rimasti sorpresi.I risultati suggeriscono che piccoli colpi silenziosi sono probabilmente molto più comuni di quanto i medici in precedenza avessero notato, e questi colpi sono probabilmente una delle cause della malattia della sostanza bianca legata all’età, che può portare a demenza. “


Esistono trattamenti per demenze degenerative, in quanto queste spesso sono demenze vascolari che è possibile fermare o almeno rallentare.


“Non sappiamo ancora se questi piccoli colpi rappresentino solo una parte o la maggior parte delle malattie della sostanza bianca osservate nei pazienti più anziani.


Ma là dove le cause di demenza rilevate, grazie al brain imaging, siano imputabili ai micro colpi, il trattamento dei pazienti da parte dei medici dovrebbe iniziare immediatamente,in modo aggressivo, sopratutto nelle persone che presentano fattori alti di rischio ictus, pressione alta, diabete, colesterolo alto, fumo di sigarette e mancanza di esercizio fisico. Questo perché così facendo si possono evitare ulteriori microtraumi e ridurre lo sviluppo del deterioramento e del declino cognitivo nel tempo “.


martedì 25 agosto 2020

Da cosa nasce l'attrazione sessuale.

 

Oggi parleremo di un tema di cui forse si parla molto poco: l’attrazione sessuale. Chi non l’hai mai provata? Chi non ha mai sentito addosso quest’energia positiva?

L’attrazione sessuale sembra essere la base per poter intraprendere un rapporto che possa dirsi “completo”: non possiamo intraprendere un rapporto se manca questo ingrediente fondamentale. Ma cos’è esattamente? Da dove nasce?

Cos’è l’attrazione sessuale

Con attrazione intendiamo quella forza di attrarre e di essere trasportati da qualcuno che non dipende solo dalla bellezza, poiché vi sono diversi fattori che possono rendere irresistibile una persona ai nostri occhi. L’attrazione sessuale, nello specifico, è quella forma di desiderio che si prova nei confronti di un’altra persona, caratterizzato da un coinvolgimento fisico: in un certo senso ci si sente così attratti dall’altra persona, tanto che si vorrebbe avere un rapporto sessuale con lei.

Da cosa nasce l’attrazione sessuale?

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Scientific Reports”, l’attrazione sessuale è il risultato dell’interazione tra geni e ambiente.

Sicuramente l’attrazione sessuale nasce grazie alla seduzione ed alla nostra fantasia: è grazie la nostra immaginazione che riusciamo a fare ciò che nella vita di tutti i giorni non faremmo, d’altronde; purtroppo, però, nella società odierna la fantasia è sempre più messa da parte: siamo sempre concentrati così tanto sul lavoro e sulla nostra realizzazione personale, che abbiamo messo in secondo piano la parte fondamentale di un rapporto, quella legata all’eros ed all’attrazione sessuale.

Non c’è più il desiderio di intimità, c’è solo la voglia di oggetti e superficialità.

Ma come nasce l’attrazione sessuale e cosa possiamo fare per riaccendere la fiamma dell’attrazione, quando ormai spenta?

Diciamo che nella maggior parte dei casi la capacità di attrarre è un’abilità che si possiede, ma esistono dei tratti fisici che possono comunque essere “sfruttati” se si vuole attrarre qualcuno: d’altronde, come tutti sappiamo, anche l’occhio vuole la sua parte, per questo è importante la prima impressione.

Pensate che il cervello dell’uomo è in grado, in pochissimi secondi, di elaborare quelli che sono i tratti fisici di una persona e attribuire così un giudizio. Cosa notiamo subito, senza nemmeno rendercene conto? Sicuramente i capelli, i vestiti, la carnagione.

Ora avete capito perché spesso si dice amore a prima vista? Ma cerchiamo di capire bene il ruolo che ogni parte del corpo ricopre  se si parla di attrazione sessuale.

l ruolo dei capelli e della pelle

Come abbiamo detto prima, tra le primissime cose che notiamo di una persona ci sono i capelli, il modo in cui sono acconciati, il colore, la piega: tutto questo non può non influenzare il nostro giudizio; vedere dei capelli ben curati sicuramente è molto più attraente che avere di fronte una chioma non curata. Anche l’odore della pelle è un fattore importante per sedurre: se abbiamo un odore non proprio gradevole, difficilmente riusciremo a sedurre.


La pelle, se vogliamo, è un ottimo canale di comunicazione, il primo forse e, se ci pensate, affinché si possa instaurare un contatto fisico e psicologico, è necessario una sensazione tattile.

Volti simmetrici

Per quanto riguarda il volto, sicuramente quelli simmetrici attraggono maggiormente. Inoltre, bisogna tenere in considerazione  che anche un viso curato ed una pelle splendente sono degli ottimi biglietti da visita.

Iride

Ci avreste mai pensato? Spesso ad attrarre una persona non è tanto il colore degli occhi, ma il cerchio scuro intorno all’iride: più intenso è, più avremo probabilità di attrarre.

Vestiti

Importante anche  il vestito ed il modo in cui lo si porta: possiamo attrarre qualcuno anche attraverso l’abito, il modo in cui scende, il modo in cui lo portiamo. Per quanto riguarda il colore,  gli esperti dicono che gli uomini sono più attratti dal colore rosso e nero.

Qualcuno di voi a questo punto si starà chiedendo: siamo attratti da ciò che è bello?

Bellezza e attrazione

Diciamo che rispondere a questa domanda  non è così scontato, poiché come tutti noi ben sappiamo, non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace: questo significa che, spesso, possono risultare attraenti ai nostri occhi persone non perfette fisicamente, ma che per un motivo o per un altro destano la nostra attenzione. Pensiamo al modo di fare, al modo di gesticolare o anche al modo di parlare: la voce è, per antonomasia, un organo erotico.


Quante volte siamo rimasti affascinati dal modo di parlare di qualcuno o dalla sua voce?


La voce insomma è in grado di accendere il desiderio sessuale.


Queste, come abbiamo visto, non sono caratteristiche fisiche, ma possono ugualmente rendere una donna o un uomo davvero irresistibile, fino a far scattare una vera e propria attrazione sessuale.


venerdì 1 settembre 2017

MINDFULNESS DI COPPIA..UNA SEMPLICE SOLUZIONE..

NON è FACILE VIVERE IN COPPIA…

iniziamo con questo assunto che sembrerà ad alcuni generalizzante ad altri negativo. 

No, è un dato di fatto, una situazione in cui ci troviamo tutti, sia che stiamo parlando di una coppia affettiva ( marito e moglie, fidanzati, amanti), sia che la coppia si composta da un genitore e un figlio, che da amici.




La psicoterapia è fondamentale quando ci sono dei problemi da risolvere per trovare un nuovo modo sano di relazionarsi ( o lasciarsi, in alcuni casi), e questa può essere accompagnata da esercizi di mind-fulness, che aiutano il lavoro stesso, rendendolo più semplice e duraturo.

Altre volte la mindfulness può essere utilizzata da sola per saldare legami già forti o ritrovare entusiasmo e progettualità che con l’andare del tempo, e magari, dopo un momento di stanchezza, 
possono essersi un po’ ingrigiti.

Meditare sull’Amore, infatti è una modalità dedicata a chiunque voglia scoprire come applicare la mindfulness nell’ambito dell’amore e delle relazioni.

Attraverso esercizi di meditazione, riflessioni guidate, condivisioni di coppia e di gruppo e indicazioni per la vita quotidiana, si ESPLORA  e si COLTIVA.

Queste sono due AZIONI_OBIETTIVI fondamentali per ogni relazione, compresa quella con noi stessi.

L’Amore preso in considerazione per primo è quello verso noi stessi come base per entrare in una relazione  con gli altri allo stesso modo, in tutte le forme in cui  può manifestarsi.

L’Amore verso gli altri, il secondo, è una via privilegiata per avere una vita che sia sempre piena di affetto indipendentemente dalla fase che stiamo attraversando nella coppia o con noi stessi.

La possibilità di amare e  rilassarci, lasciando andare il dolore delle aspettative che proiettiamo sull’altro e aprendoci invece alla possibilità di fluire insieme in uno spazio condiviso è un obiettivo fondamentale in tutte le relazioni della nostra vita.

Inoltre impariamo la possibilità di accogliere il disagio che  si crea nelle relazioni, non come qualcosa da cambiare o riparare a tutti i costi, ma come un’opportunità. Grazie a questo io posso allenare la mia curiosità e per cogliere informazioni preziose per il nostro percorso di coppia.

Un altro obiettivo fondamentale è quello di imparare a distinguere fra le relazioni che fanno bene a noi e agli altri, autentiche, naturali e che ci fanno crescere, e quelle che invece è meglio e sano iniziare a lasciare un po’ andare



VANO ATTACCAMENTO

Tutto è impermanente

perché questa è la natura della vita, ma noi facciamo fatica, psicologicamente, a lasciar andare e lottiamo (come fosse una cosa pericolosa), ogni giorno col CAMBIAMENTO. E un giorno, troviamo al nostro fianco qualcuno che non riconosciamo. Quello/a di cui ci eravamo innamorati un tempo,  l'abbiamo perso strada facendo.

QUESTO PRENDERSI CURA, attraverso la mindfulness delle nostre relazioni non ci rende freddi e spietati di fronte all’idea di amore romantico e “per sempre”, ma anzi, ci chiede di impegnarci a tutelarlo, smettendo di dare per scontato chi ci sta accanto. 

Stare nel momento presente significa anche rendersi conto di come ci poniamo nei confronti dell'altrui presenza, del perché, ad esempio,ci troviamo a dover piangere o richiedere presenze che non ci sono.


“Quando siete vicini, dove sei realmente? Il corpo è lì, ma la tua mente?” Thich Nhat Hanh, grande Maestro di Mindfulness.