martedì 16 aprile 2024

Pensieri raccolti sulla FOMO, sulla JOMO e sul Minimalismo digitale

 Mannaggia, FOMO? JOMO? Sembrano nomi giapponesi, invece queste simpatiche letterine sono nomi di ansie e sindromi abbastanza importanti e fastidiose.

 Fomo (fear of missing out) è un’espressione inglese che definisce l’ansia relativa alla possibilità che gli altri possano avere delle esperienze piacevoli e gratificanti dalle quali si è assenti. 

È uno stato emotivo esagerato rispetto l avere rimpianti, l' essere indecisi e avere paura di aver preso una scelta sbagliata.

La FOMO nasce dal confronto con gli altri desiderati e popolari: sono i profili social di Influencer, YouTubers e VIPs vari ed eventuali che bombardano lo schermo di giovani e meno giovani quasi quotidianamente. Nonostante la FOMO non sia una patologia ufficialmente riconosciuta, non dev’essere sottovalutata. 


Moltiplicando le occasioni di confronto, i giovanissimi si mettono a paragone su mezzi 100% digitali, finendo per credere alla finzione patinata dello schermo. 


La FOMO, inoltre, si manifesta in ogni momento della giornata, non lascia tregua, quando i profili social di amici e Influencer si riempiono di post e Stories di viaggi, feste e vacanze. E chi, dal canto suo, non ha nient’altro da fare che scorrere con il pollice la bacheca di un social-network finisce per fare esperienza di quella spiacevole paura d’esser tagliato fuori dal mondo. 


Testa china sul cellulare, relazioni offline annullate, alla ricerca di una realtà virtuale che troppo spesso sembra migliore di quella reale, ma che in realtà non lo è. 


La FOMO può  essere però contrastata attraverso con qualche passo ben pensato e programmato :


✔La consapevolezza del presente: chi vive nel timore di perdere qualcosa è come se fosse sempre proiettato nel futuro o nel passato, fa fatica a rimanere nel qui e ora. Gli esercizi di meditazione di mindfulness sono quindi un percorso consigliabile e percorribile per tutte le persone. 


 ✔ ridurre il confronto sociale, l'utilizzo dei social che porta a questo. Programmi di digital detox devono essere personalizzati per essere accettati. 


✔ Imparare ad accettare i sentimenti di solitudine, uno stato d'animo prezioso, che non è per forza qualcosa da cui dobbiamo fuggire o scappare, ma dedicarci del tempo è il primo passo per acquisire una maggiore autonomia. 


Possiamo infine dire che è stata creata una antitesi alla parola FOMO, ovvero la JOMO, (joy of missing out) , la gioia di perdersi qualcosa. 

La chiave per contrastare questo fenomeno in crescita tra i giovani è accettare la realtà per quello che è, vivere il momento senza l’ansia di perdere qualcosa,. La JOMO invita invece a godersi la gioia, senza paura di perdersi qualcosa di meglio.

Ulteriore riflessione:

 Il  nostro benessere psicosociale è inficiato da una mondo digitale troppo invasivo, sarebbe meglio direzionarci verso i digiuno digitale disciplinato, per avere un rapporto più equilibrato con la tecnologia, attraverso alcune domande che ci possiamo fare, soprattutto sul chi e sul come, nel modo in cui ci suggerisce la studiosa Crook.:


• chi costruisce comunità? chi conosce i nomi degli altri. 

• chi spende bene il proprio tempo? chi vive ogni ora di ogni giorno. 

• chi ama sé stesso:? chi abbraccia i propri punti di forza e le proprie debolezze. 

• chi vive per l’oggi? chi assapora le proprie esperienze. 

• chi è grato per ciò che ha? chi non pensa a ciò di cui non ha bisogno. 

• chi abbraccia la propria umanità? chi preferisce provare dolore piuttosto che non provare niente. 

• chi conosce le vere ricchezze? chi dà valore alla connessione umana sopra ogni cosa. 

• chi è coraggioso? chi sceglie l’avventura al posto del rimpianto. 

• chi è generoso? chi dà ai suoi cari tutto il suo cuore e la sua attenzione. 

• chi ha gioia? chi sceglie l’amore al posto della paura. 


Per diversi anni, ho combattuto con il mio carattere sensibile e introverso, facendo le cose che piacevano agli altri, per non sentirmi esclusa. Cene sociali, capodanni, sport, gite, viaggi avventurosi, non penso di essermi mai fatta mancare niente, e senza mai divertirmi veramente.  

Con il minimalismo, il mio adorato minimalismo, ho fatto una scelta molto diversa e più concentrata sulle cose che rendono più ricca di senso la mia vita e che sono: la vita in disparte, la salute, le relazioni che contano, la cultura e il sostegno alle cause in cui credo. 

C’è chi mette il proprio smartphone in una scatola dopo esser tornato da scuola/lavoro, e chi imposta il telefono in modalità Aereo per un paio d’ore al giorno: le alternative per sconfiggere la FOMO sono tante, semplici da attuare e dai risultati (quasi) immediati. 


La verità è che la soluzione sta dietro a due concetti: sostegno e collaborazione. 

La vera risoluzione alla FOMO è il dialogo, affrontare il tema in famiglia e anche tra i banchi di scuola, fare luce su una patologia mentale che, negli ultimi anni, ha impedito a migliaia di adolescenti di affrontare serenamente il proprio iter di sviluppo. Agire tempestivamente permette di limitare i danni e, soprattutto, di tenere a bada quella dannosissima dipendenza da tap e click che colpisce tanto gli adulti, quanto i ragazzi più fragili.


Il mondo della scuola si cimenta da diverso tempo a tagliare la connessione tra le persone online, favorendo i rapporti sociali. Iniziative e manifestazioni sono all’ordine del giorno per sensibilizzare studenti e genitori su una tematica tanto attuale quanto spaventosa. 


Ne 2019 è stato il turno di UNICEF, con il progetto NEXTGEN Unicef, che ha messo un forte accento sul tema, parlandone in maniera globale. 


E il ruolo della scuola? La scuola ha un compito delicato, quello di cercare l’equilibrio fondamentale per favorire a bambini ed adolescenti un rapporto sano con la tecnologia. 


Se da un lato l’abuso è considerato patologico, dall’altro non è possibile oggi demonizzare l’innovazione tecnologica, parte sempre più integrante della vita privata e professionale dell’umanità. 


Lo scopo della scuola, quindi, è coinvolgere gli studenti in attività che promuovono un utilizzo virtuoso della tecnologia, dei social e dei supporti innovativi. 


In sostanza, la digitalizzazione non va combattuta per fronteggiare patologie come la FOMO, ma il vero lavoro deve essere l’educazione all’utilizzo della stessa. 

Bella sfida, iniziando ognuno dalla propria quotidianità.