lunedì 22 luglio 2013

COME E PERCHE' ACCADONO LE TRAGEDIE FAMILIARI?

-Enrica Gagliardi- 19 gennaio 2013- Di fronte a questi fatti di cronaca la coscienza popolare è scossa e molti mi girano la domanda che attanaglia i loro animi: “perché succede questo?Come mai la famiglia o la persona che conosciamo bene e che ci è vicina si scatena in una violenza omicida-suicida che fino ad un attimo prima non potevamo minimamente immaginare?”
Non è il “troppo amore” che uccide, non è l “momento di follia”, o comunque non sempre.
Sono invece emozioni trattenute, in particolare tristezza e rabbia.
Nella società, nella nostra cultura, ci sono emozioni che ci è permesso esprimere ed emozioni che ci hanno insegnato dobbiamo trattenere. Per gli uomini, di solito, l’emozione vietata è la tristezza; ci mette in difficoltà vedere un uomo che piange ed è in difficoltà lui nell’esprimere dolore.
L’emozione vietata alle donne è la rabbia. Le bambine arrabbiate, solitamente, non vengono incoraggiate ad esprimere il loro vissuto, ma etichettate come “maschiacci” e poco delicate, intrattabili. L’emozione non espressa trattenuta, la “collezioniamo”, “tratteniamo”.
Già negli anni ‘50, alcuni autori americani, hanno fatto un parallelo tra questa modalità di raccogliere emozioni e a raccolta dei bollini, quella del supermercato.
Parallelamente, come raccogliamo i bollini del supermercato, noi raccogliamo bollini di rabbia e di tristezza. E come per la raccolta del supermercato possiamo decidere di riscuotere dei premi minori o il premio finale. I premi minori possono essere una sfuriata, una litigata, del nervosismo, un incidente, una relazione persa o , a volte, anche ammalarsi e somatizzare; il premio maggiore è una tragedia, il più delle volte inaspettata, proprio perché il collezionare bollini avviene in silenzio.
Immagino la grande tristezza che ha potuto collezionare un padre e un marito di fronte ad una situazione in cui ci si sente, ed è, totalmente impotente, mentre vede gli anni, per lui, per sua moglie, e per sua figlia, passare velocemente senza una risposta per un domani.
Qual è allora la “prevenzione”?
Il discorso è molto complesso, ma importante. L’indicazione di massima è quella di riconoscere l’emozione che collezioniamo, che quindi non esprimiamo, e imparare a non collezionarla, o almeno a riscuotere , di tanto in tanto, dei premi minori…prendersi cura di tutto questo non è solo un’esigenza di alcune persone, ma è necessità di ognuno di noi per il proprio benessere e per il benessere degli altri.
 Che quello che accada possa avere davvero un valore di grande riflessione per noi tutti.
Enrica Gagliardi psicoterapeuta



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